Metodo CATI
15 Marzo 2017

Svantaggi delle interviste face to face rispetto al CATI

Quando svolgi la mia professione non è raro che molte persone ti chiedano se sia più vantaggioso o svantaggioso fare interviste face to face rispetto a quelle condotte col metodo CATI. A tal proposito è doveroso fare una precisazione: ricordi la canzone Depende? Ecco, questa è la mia risposta. E no, non è assolutamente vaga, questo perché dipende davvero dall’argomento, dall’obiettivo e dal bilancio. Tenute in considerazione queste variabili, è possibile stimare l’opportunità di un metodo di ricerca rispetto ad un altro.

A questo punto però potresti chiedermi: perché quindi ti occupi di CATI e me ne consigli l’utilizzo?

La risposta è tutto sommato semplice. E con questo post ti spiegherò il perché.

Quali sono gli svantaggi del Face to Face rispetto al CATI?

Concettualmente, il F2F è definibile come il metodo di ricerca di mercato più antico del mondo. Ricordi gli antichi censimenti, ad esempio? Fino agli inizi degli anni 70, il metodo face to face è stato quello preferito, questo perché non esisteva una tecnologia, anche basilare come quella di una semplice telefonata, che consentiva di surclassarlo. Era più facile incontrare direttamente le persone e porre loro delle domande. Le persone avevano anche più voglia di sentirsi coinvolte perché non esistevano molti altri mezzi per poter partecipare a delle ricerche di mercato. Insomma, era facile che una casalinga, ad esempio, si sentisse quasi onorata di partecipare alla messa sul mercato di un detersivo che le cambiasse l’economia domestica.

Parliamo quindi di strumento di ricerca quantitativo.

Poi la storia ha fatto il resto. Sempre più famiglie hanno avuto a disposizione il telefono, i costi dei sondaggi telefonici di anno in anno sono diminuiti rispetto alle interviste face to face, gli scambi sono diventati più veloci e la qualità dei dati ottenuti mediante indagine telefonica ha subito un netto miglioramento. Ecco perché ottenere un campione di respondent telefonici a cui sottoporre le ricerche è diventato non solo facile, ma conveniente.

Le interviste faccia a faccia sono quindi svantaggiose rispetto al CATI?

Analizziamo insieme i dettagli punto per punto.

Prima di proseguire, però, fermiamoci su un passaggio propedeutico alla comprensione generale della questione. Se in passato, appunto, il F2F era uno strumento di ricerca quantitativo, oggi è diventato principalmente qualitativo. Si dedicano molte ore a un campione ristretto e si approfondisce la ricerca su di esso. Lo si utilizza ancora come strumento quantitativo solo nei Paesi dove le connessioni sono poco agevoli o inesistenti e dove è ancora necessario un rapporto, appunto face to face, tra intervistati e intervistatori.

I 4 punti deboli del metodo face to face

  1. Pregiudizi dell’intervistatore
  2. Alto costo per partecipante
  3. Limitazioni geografiche
  4. Pressione del tempo per gli intervistati

Le statistiche attuali indicano che il sondaggio telefonico è ancora la più importante modalità di indagine, e questo non ci sorprende affatto. Basti pensare ai costi di gestione del face to face, in cui un intervistatore, con i suoi strumenti digitali o semplicemente con carta e penna, si reca nel luogo fisico in cui si trova il respondent e, in base alle aree da coprire, lo spostamento dell’intervistatore dovrà essere pagato. Ancor prima, è necessaria una selezione del campione che parteciperà allo studio, ovvero tutto quel lavoro che ad esempio conduce l’Istat per intervistare il capofamiglia, l’adolescente o la studentessa fuori corso. Interviste che, auspicabilmente, dovrebbero coprire un’area geografica non troppo limitata, o comunque variegata e che, costano molto all’azienda che dovrà mandare intervistatori a Milano, Palermo, Bari e Roma contemporaneamente. Un ulteriore svantaggio è il monitoraggio dell’intervistatore che potrebbe non aver maturato un metodo perfetto per porre le domande rischiando di mandare all’aria la bontà e la neutralità dell’intervista.

Per questi e per molti altri motivi che puoi aver modo di conoscere leggendo il nostro blog, mi sento abbastanza sicuro nel dire che sì, le interviste face to face sono svantaggiose rispetto al CATI.

In IFF la fase di formazione dei caller è sempre approfondita. Spieghiamo sempre come non influenzare il respondent, come essere cordiali e gentili senza però lasciarsi trascinare nel vortice dell’eccessiva chiacchiera. Monitoriamo in diretta le risposte, ed è proprio questo uno dei punti di forza del CATI: la sicurezza di ottenere dati neutrali e precisi.

Quando arriva un questionario e una richiesta di field, facciamo delle simulazioni accurate, proviamo a capire se funzionerà un questionario con quella durata e con quelle domande ed eventualmente i nostri project manager proveranno a dare dei consigli per capire se il questionario così come ci viene consegnato funziona o meno e se quindi è necessario intervenire.

Possiamo dire a questo punto che il CATI è un metodo vantaggioso? Sì, noi di IFF possiamo dirlo, perché lavoriamo proprio affinché questo possa essere affermato col più alto margine di successo.

Alla prossima!

Se hai bisogno di una consulenza, scrivimi e.armato@iff-international.com

Ennio Armato (Branch Manager, Italia)

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